Il Centro Scaligero degli Studi Danteschi e della Cultura Internazionale da anni segue tutte le forme d’arte che ruotano attorno alla Divina Commedia. Molti artisti negli anni hanno tratto ispirazione dell’opera di Dante, quadri di grande impatto emotivo.
La pittura di Incerti si sublima infine nella rappresentazione della terza cantica, quando egli riesce a cogliere la testimonianza di fede e di speranza insita nell’opera dantesca. Il pittore “interpreta” il Paradiso e il Dio di Dante, descrivendoli attraverso figure circolari, oculari, molecolari, dipingendoli con la luce e i colori pastello.
Il “Paradiso”, che richiama costantemente alla figura femminile e all’idea di terra-madre, è concepito come una dimensione aperta a tutti, al di là “di ogni idea e religione” e per questo interpretato solo attraverso la bellezza della natura. Dice infatti Incerti: "Il mio Paradiso, l’ho inteso con la luce per renderlo il meno materializzato possibile. Basta, infatti, la natura per descriverne tutta la bellezza".
La naturalità lussureggiante e non meramente descrittiva del "Paradiso", oltre a costituire uno specifico richiamo alle bellezze del mondo umano, intende quindi offrire un'immediata, anche se non definitiva, intuizione del "premio" eterno riservato a Dante e a tutto il genere umano capace di intrapredere il viaggo di redenzione.
Secondo le intenzioni dell'artista, il significato universale del "Paradiso" si concretizza in dipinti non riconducibili a specifici episodi o situazioni: le tele dalla n. 76 alla n. 103 sono quindi indicate soltanto da un numero progressivo e non dai versi della Commedia.
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