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Lunedì 28 Dicembre 2020, ore 15.00 (in modalità a distanza)

Confessione e pentimento di Dante: Purgatorio, canto XXXI

prof. Gregorio Monasta

La processione trionfale con il carro della Chiesa si ferma davanti a Dante, che si trova al di là del fiume Lete, mentre Beatrice lo affronta severissima e velata dalla sponda sinistra del carro. Si presenta come un giudice inflessibile e il Poeta prova un'acutissima vergogna che presto scoppierà in pianto.
Ma qual è il grande peccato di cui si e' macchiato Dante?
Beatrice lo accusa di "cose fallaci" e di "pargoletta o altra novita'": nella confessione e nel pentimento il senso letterale rappresenta una donna che rimprovera al suo uomo di essere caduto in facili amori clandestini. In senso figurato la donna amata è la scienza divina, cioè la teologia, che rimprovera al peccatore le tentazioni intellettuali della ragione e del libero pensiero. Beatrice sin dalla giovinezza era stata simbolo della vita spirituale e della scienza divina.
Ora l'uomo pentito verrà immerso da Matelda nelle acque del Lete al fine di cancellare per sempre persino il ricordo dei suoi traviamenti. Solo a questo livello di nuova purezza intellettuale sarà permesso al Poeta di vedere senza velo gli occhi e la bocca di Beatrice: occhi che rispecchiano il grifone che rappresenta Cristo nelle sue due nature, bocca che sarà il mezzo attraverso cui da questo momento la scienza divina gli farà da guida.
Per rappresentare lo splendore dell'amata, cosa impossibile persino al cielo, il canto si conclude con un'appassionata interrogazione retorica dove appunto è espresso il tentativo rappresentativo del Poeta.

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