Il Centro con La Lectura Dantis Scaligera si propone di contribuire allo sviluppo e all’apprendimento degli studi danteschi in vista del Settimo Centenario della morte del Poeta.

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Giovedì 21 Marzo 2013, 16.30

Lectura Dantis - Paradiso, XIV

prof. Guseppe Ledda (Università di Bologna)

L’ampia sezione dedicata al cielo del Sole si chiude con un canto in cui il poeta ricorre con modalità straordinarie alla retorica dell’ineffabile e alla poesia della luce. Proprio dalla riflessione sul tema della luce abbagliante che circonda le anime, nasce un grande discorso dottrinale e intensamente poetico, pronunciato solennemente dall’anima di Salomone: nel cuore della cantica paradisiaca si ricorda che l’aldilà che Dante sta visitando è un aldilà intermedio, in cui al protagonista è mostrato lo stato delle anime dopo la morte, ma prima del giudizio finale e della resurrezione della carne alla vita eterna. Si lancia così lo sguardo della mente e della fede verso le cose ultime, verso i misteri dei corpi risorti per l’eternità nella gloria celeste. I vertiginosi temi escatologici e i misteri teologici si uniscono alla rievocazione degli affetti familiari più intimi e i beati risplendono maggiormente proprio per la gioiosa speranza di poter vedere allora i corpi risorti dei propri cari, «le mamme», «i padri», e di poter essere veduti da loro.

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Alla metà del canto si attua poi l’ascesa al cielo di Marte, un luogo che sarà decisivo per la definizione dell’identità di Dante attraverso l’incontro con Cacciaguida, rappresentato nei tre canti successivi. Dopo le coreografie circolari che hanno caratterizzato il cielo del Sole, con le danze a tondo inscenate dagli spiriti in mirabile e armonica concordia, questa nuova sezione si apre con un nuovo segno sacro costituito dalle anime con i loro movimenti celesti: nella luce rosseggiante di Marte le anime si dispongono a formare una croce e «quella croce lampeggiava Cristo». Davanti a tali spettacoli e ai misteri ineffabili cui essi alludono, il poeta ammette ancora la propria insufficienza di scrittore umano al cospetto delle realtà divine, ma invita proprio perciò il lettore cristiano a prendere a sua volta la propria croce, per meritare in tal modo anch’egli di giungere un giorno a tale esperienza paradisiaca e poter così vedere «in quell’albor balenar Cristo».

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Il canto viene letto dalla prof.a Lucia Ruina del Centro Scaligero degli Studi Danteschi.

Opere di pregio

Il Centro Scaligero degli Studi Danteschi e della Cultura Internazionale dispone di una serie di fac-simili di codici e manoscritti, di copie anastatiche, di stampe antiche originali.