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Martedì 18 Febbraio 2003, 15.30

Dante, Tasso e i letterati della seconda metà del Cinquecento

prof.a Maria Teresa Girardi (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano)

Sulla fortuna di Dante nel Cinquecento gettano un’ombra lunga le Prose della volgar lingua del Bembo che pongono il modello petrarchesco come riferimento assoluto dell’imitatio volgare per quanto riguarda la lingua della poesia. Di Dante le Prose censurano, sul piano stilistico e linguistico, il registro comico, le discese verso il basso, le asprezze verbali. Né la concezione critica bembiana, di stampo formalistico, poteva riconoscere valore poetico al contenuto e allo spessore dottrinale della Commedia.

Attorno alla metà del secolo il giudizio bembiano su Dante è ribadito da Giovanni Della Casa nelle pagine del Galateo. Tuttavia, a quella stessa altezza cronologica il Della Casa inaugura la fase ‘morale’ della sua produzione lirica, incentrata sul motivo del pentimento e dell’ansia di redenzione, nella quale è riconoscibile un certo recupero del linguaggio dantesco, specie del Dante purgatoriale. Tale ricerca di dialogo col modello dantesco non è estranea all’orientamento della tarda poesia dellacasiana verso quella gravitas di cui Torquato Tasso fu uno dei primi ammiratori e studiosi.

Nel maturo Cinquecento, la scena culturale e letteraria non è più dominata dalle Prose bembiane e dalle discussioni linguistiche, ma dalla riscoperta Poetica di Aristotele, che, trattando dei generi lunghi di poesia - epica e tragedia - risveglia l’interesse degli studiosi e dei letterati verso la Commedia.

Al genere epico dedica in modo prevalente le sue energie di poeta il Tasso. Il progetto di dare corpo a un poema degno di inserirsi nella più alta tradizione classica del genere e di rinnovarla nella moderna civiltà cristiana, capace di misurarsi con un universo di valori, spinge il poeta della Gerusalemme liberata a confrontarsi, oltre che con i modelli dell’epica omerica e virgiliana, con il poema dantesco. L’attenzione tassiana per Dante è testimoniata dai suoi tre esemplari postillati della Commedia, dai suoi scritti teorici, e, soprattutto, dalla natura e dall’entità del lascito dantesco riconoscibile sul piano dell’inventio e sul piano dell’elocutio nella Liberata.

Opere di pregio

Il Centro Scaligero degli Studi Danteschi e della Cultura Internazionale dispone di una serie di fac-simili di codici e manoscritti, di copie anastatiche, di stampe antiche originali.